Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Non manca la caratteristica mescolanza della fede in dio e fedeltà al signore dei cavalieri; né le ricorrenti azioni di polizia raddrizza-torti. I poli bene/male, indispensabili per individuare amici e nemici, si potrebbero supporre ortodossamente forniti da due religioni: buddisti contro taoisti, come cristiani contro saraceni. Ma la pacifica convivenza fra i due poli (se ne accennerà in seguito) non trova alcuna corrispondenza occidentale e non è incrinata dalla minima incomprensione teologica: essa è tutta cinese e costituisce una delle fonti del fascino del libro. In parole semplici, qui i buoni sono quelli che stanno dalla parte del governo, e i cattivi quelli che se ne fregano e pensano ai fatti propri; mentre quella scimmia protagonista è un cattivo divenuto buono, ma con certe riserve, oppure un buono pieno di cattiveria.

     Le donne hanno una presenza astratta nella maggior parte della letteratura cavalleresca: di solito si vestono e combattono da uomo, o sono inafferrabili maghe, o belle prigioniere, o esangui nomi. Anche nel Xiyou Ji la presenza femminile non è troppo estesa (ma a un certo punto compare un intero Paese delle Donne). L'unico personaggio femminile importante, Guanyin, è accuratamente sterilizzato, benché non estraneo a stereotipi negativi del suo sesso:

     "Che vecchia strega, quella Guanyin! Quando mi ha liberato e mi ha incaricato di proteggere il monaco cinese nella ricerca delle scritture, le dicevo che il viaggio sarebbe stato difficile e pericoloso, e lei prometteva di venire di persona ad aiutarci se fosse stato necessario. Invece è stata lei a mandare questi mostri a romperci le scatole. Che lingua biforcuta! Non per niente avrà vissuto tutta la vita da vecchia zitella!" (Parla Scimmiotto, nel cap. 35)


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