In mancanza di meglio, Scimmiotto trasformato in donzella si adatta una volta a una irresistibile scena di seduzione (cap. 18), su un personaggio (Porcellino) che sta scontando con l'esilio terrestre un celeste trascorso amoroso remoto da ogni cavalleria (cap. 19).
Da noi religione ed erotismo convivono forse in territori contigui; ma lo spazio, in questa Cina, è interamente occupato da un'incrollabile materialità. Il sesso non reca la minima traccia di idealizzazione o angelicazione, ed è fortemente legato al cibo e alla proprietà. Ecco un esempio di seduzione amorosa (cap. 23): una bella signora, non più giovane ma con la carnagione di albicocca, con tre figlie giovanissime e bellissime, deve far cadere i rudi guerrieri e il pio monaco nella rete dei sensi. Ci mette tutta la sua sapienza, e la sua voce musicale giunge a insinuare quanto segue:
"Abbiamo più di trecento mu di terre irrigue, più di trentamila di altre terre agricole, un'estensione non minore di foresta, prato e frutteto, mille capi di bufali gialli, mandrie di cavalli e di muli, una quantità innumerevole di maiali e di pecore. Disponiamo ai quattro orienti di una settantina di granai con le loro aie per la trebbiatura. Abbiamo scorte di granaglie per otto o nove anni, di seta per dieci, e poi oro e argento che non riuscireste mai a spendere tutto nel corso di una vita intera."
Ma non è tutto. Negli episodi in cui Tripitaka si trova alle prese con le donne (anche mostri), queste di solito aspirano, non a mangiarlo, ma a impalmarlo con le debite cerimonie. Lui le respinge perché "ha una pietra al posto del cuore", benché sia tanto portato a piagnucolare. Tutto sommato, la simpatia del lettore viene sollecitata prevalentemente a favore delle aspiranti seduttrici:
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