Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Lei era sincera, lui fingeva. Lei sperava di vivere e invecchiare con lui in armonia condivisa; lui restava deciso a perfezionare solo sé stesso. (con la regina del Paese delle Donne - cap. 54)

     Il Xiyou Ji utilizza il repertorio dei romanzi di cappa e spada, che sono sempre piaciuti ai cinesi, con la costante preoccupazione di fonderne i motivi per assicurare la loro coerenza nello specifico racconto (questa, in un romanzo cavalleresco, è l'alta qualità). Vi è un gran numero di libere invenzioni: ciascuno dei cento capitoli reca le sue. Esse comprendono suggestive ambivalenze e giochi di specchi: per esempio, il vero corpo di spedizione in Occidente si imbatte in una copia falsificata di sé stesso, che sembra evocata dalle tensioni ostili fra i suoi membri (cap. 57). La vera meta del viaggio viene sostituita strada facendo da un Piccolo Paradiso d'Occidente falsificato e malvagio, ma organizzato dagli stessi servi della casa del Buddha (cap. 65). E quando i pellegrini, dopo aver sostato ad ammirare tanti bei paesaggi, contemplano infine l'autentico Paradiso d'Occidente, lo commentano così:


     "Guardate che spettacolo questi fiori, i prati, gli abeti, i bambù; e le splendide fenici, le gru, i cervi. Confrontateli con i luoghi di fantasmagoria diabolica che abbiamo attraversato. Che cosa è bello, che cosa è brutto? Che cosa è buono, che cosa è cattivo?" (parla Scimmiotto nel cap. 98)

     Certo l'insieme è troppo complesso per restare circoscritto al genere: è al di là della cappa e spada, come Orlando Furioso e Don Chisciotte sono al di là della cavalleria.


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