Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Conflitto di mentalità con i taoisti (specialmente nel cap. 78), che affermano: il buddista sta seduto a farneticare che la natura non esiste; il taoista passeggia in montagna, si gode questa natura che non dovrebbe esistere, e ne ricava varie utilità.
     Conflitto di bottega, ancora con i taoisti, specialmente nella storia dei tre taoisti nel paese di Carrolento (cap. 44-46). I monaci buddisti, incapaci di competere nell'invocazione della pioggia, si vedono addirittura ridotti in schiavitù dai taoisti. Ma quando l'equilibrio viene ristabilito, un fervorino spiega che le intemperanze di singoli gaglioffi non devono influenzare il retto giudizio sulle tre dottrine, che sono tutte ugualmente rispettabili, e anzi in fondo si identificano.
     In mancanza della spina teologica, i conflitti restano limitati e non impediscono che i vari ingredienti siano mescolati in una sola pentola. Un fattore amalgamante è certo la tolleranza/incredulità. Un altro fattore (che forse sta alla base della stessa tolleranza) è l'esclusiva attenzione per la materialità terrestre, senza residui immateriali: in un certo senso, qui non c'è nulla da credere, tutto si vede, si tocca e si annusa; o si immagina di vederlo, toccarlo e annusarlo.

     È una teologia limpidamente esposta a conclusione di uno dei vari episodi di magia della pioggia. Le competenti divinità hanno portato a termine il loro compito di ridar vita a una regione inaridita da una lunghissima siccità:

     Quando furono caduti tre piedi e quarantadue gocce di pioggia, le divinità riposero l'attrezzatura. Ma Scimmiotto gridò con voce tonante: "Divinità dei quattro dipartimenti, aspettate un momento con i vostri arnesi: vado a cercare il governatore perché vi presenti i suoi ringraziamenti. Dovreste aprire un varco in tutte queste nuvole e farvi vedere di sotto. La gente, cari miei, crede a ciò che vede; solo se vi mostrate potete contare sulla loro vera fede, e su un culto durevole e convinto."


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