Incondizionatamente d'accordo con Hu Shi, desideroso di non essere troppo furbo, certo di non essere confuciano, mi azzardo tuttavia a supporre che questo librone sgangherato, così com'è, abbia una sua efficacia nell'ispirare dirittura morale e sincerità di cuore; benché non sembri che sia questo il suo proposito (e se lo fosse stato, quell'efficacia non ne sarebbe rimasta ipotecata negativamente?).
Romanzo di formazione. Viaggio in occidente è la traduzione del titolo prevalente nelle lingue occidentali. Ma il traduttore francese rende you con peregrinazione, anziché viaggio (xi è l'occidente, ji significa relazione, memoria). Egli si giustifica riferendo che il dizionario Couvreur ("non contraddetto dai più recenti") rende il cinese you con 'se promener, se divertir, voyager sans avoir aucune affaire'. Sembra una spiegazione deboluccia. Letto il testo, a nessuno verrebbe in mente di intitolarlo Gita, o Escursione, o Vagabondaggio, o magari A zonzo in occidente. Si vede che il Xiyou Ji non avrà fatto parte degli spogli linguistici del padre Séraphin Couvreur.
Peregrinazione non pretende comunque di presentarsi come traduzione esatta. L'evocazione che la parola contiene di un viaggio travagliato, lontano dalla patria, è naturalmente appropriata; ma vi si associa anche l'idea che il percorso risenta degli ostacoli incontrati, non sia lineare, si diluisca in andirivieni. Da parte mia ho lasciato cadere il suggerimento perché, al contrario, l'itinerario prestabilito della spedizione di Tripitaka (che è una missione imperiale, nonché un pellegrinaggio a luogo santo, lungo "la grande strada dell'Ovest") viene difeso strenuamente da ogni tentazione divagante, da un capo all'altro del cammino.
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