Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Che facciamo?" domandò Sabbioso. "Non siamo in grado di superare un fuoco così intenso."
     "Si potrebbe passare dove il fuoco non c'è" suggerì Porcellino.
     "Da dove?" chiese Tripitaka.
     "A est, nord e sud non c'è fuoco" rispose Porcellino.
     "E le scritture da che parte sono?"
     "Quelle stanno a ovest" concesse Porcellino.
     "E io voglio andare dove sono le scritture" concluse Tripitaka.
     "Fuoco nella direzione delle scritture; niente scritture nelle altre direzioni. È un vicolo cieco" chiosò Sabbioso. (cap. 59)

     La meta è sempre presente allo spirito, le avventure durano lo stretto indispensabile e sono immediatamente seguite dalla partenza all'alba in direzione ovest; quando non vi sono ostacoli, ci si ferma soltanto per il tempo indispensabile per le necessità fisiologiche.

     Non stupisce. I viaggiatori devono ubbidire a ordini imperiali e celesti, e soprattutto devono divenire, devono raggiungere la perfezione buddista. Questo è fra l'altro un Bildungsroman cinese, anzi un intero fascio di romanzi di formazione in ambiente fra metempsicosi e immortalità. Personaggi come Porcellino e Sabbioso hanno alle spalle una storia di ascesi taoista, che li ha portati a un successo seguito da una rovinosa caduta; ora devono riscattarsi, percorrendo la strada buddista. La storia di Porcellino è la più patetica. Poltrone e ladro che, grazie a buoni maestri, ha raggiunto l'immortalità e una carica minore nella corte taoista, per aver troppo bevuto a una festa allunga le mani su una bella ragazza ritrosa, che risulta essere nientemeno che una dea della Luna (e della castità). Viene precipitato nel mondo di Sotto e, desideroso di incarnarsi fra creature di carne amorosa, per sbaglio entra a far parte di una nidiata di maiali. La sua esistenza di porco o cinghiale deve ora pazientemente risalire la china, questa volta verso il corpo d'oro di un buddha.


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