La stessa meta si propone a Scimmiotto, a Tripitaka (il solo che non abbia un passato taoista) e persino al cavallo.
Si è detto della continuità animale-uomo; essa si prolunga in animale-uomo-divinità. È una continuità della natura, ed è il percorso formativo dei personaggi; attraverso una sola vita o, se occorrono, più vite.
Reincarnazioni e ascesi sono trattate in modo molto materiale; il lettore occidentale per diletto non si troverà trascinato a divenire esperto di mistica orientale, ma in compenso non avrà difficoltà a familiarizzarsi. Le vite precedenti, o sono presenti alla memoria e in questa veste fanno parte integrante dell'esistenza attuale (e il lettore può allora paragonarle alle sue proprie vite precedenti, per quanto meno fantasiose e meno disastrose), oppure sono mere ipotesi in bianco, modi di dire. Il corpo d'oro da conseguire nell'ambito dell'ufficialità burocratica buddo-taoista può persino evocare, nel clima scanzonato del racconto, il ragazzino perbene proposto come meta alla peregrinazione (non viaggio, in quel caso) del burattino Pinocchio. La meta non è forse l'iscrizione all'anagrafe, al ruolo organico e al libro paga della celeste amministrazione dell'universo?
Romanzo satirico. Scimmiotto a contatto con le corti umane, celesti e infernali genera satira capace di ferocia. Porcellino è un personaggio comico, con le incombenze del buffone. Un po' tutti i personaggi sono caratterizzati o agiscono con aspetti che muovono il riso o il sorriso. Non vorrei che finisse per prender la mano, questo gioco cinese delle possibili catalogazioni bibliografiche, adottato semplicemente per dare ordine e non metodo a un certo numero di informazioni e richiami d'attenzione (e forse nella speranza di far intuire come il libro sia proteiforme e insieme familiare - debitore di venerandi repertori, e insieme libero e indipendente, come avviene quando si dipende da troppi padroni). È chiaro che nessuna delle etichette elencate è più giusta delle altre, nemmeno quella di romanzo umoristico, oppure satirico. Ma l'ingrediente fondamentale, che nel libro dà rilievo a ogni altro sapore, è precisamente un umorismo pervasivo, anzi una coppia di umorismi: quello generato dalla benevolenza e dall'ottimismo, e quello che ha radici nell'ira e nel disprezzo.
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