Non stupirà che la saggezza esoterica sia accompagnata dalla saggezza popolare, con un flusso continuo dei proverbiali proverbi cinesi.
SUN WUKONG, SCIMMIOTTO
Tutto quanto si è detto non risponde alla domanda: perché il Xiyou Ji è un grande libro? Il perché è Scimmiotto. Si è detto come il protagonista del viaggio in occidente sia ufficialmente il monaco Tripitaka; in effetti esistono versioni minori che partono dalla storia romanzesca e patetica della nascita e della monacazione di Tripitaka. Ma Wu Cheng'en ha preferito utilizzarla solo di sbieco e ha puntato tutto su Scimmiotto.
È lui che mette in gioco tutti gli altri personaggi, uomini, dèi e mostri (il mostro essendo, di regola, un animale-uomo senza impieghi ufficiali; ma può dissimulare un impiegato celeste in missione segreta, oppure un impiegato datosi alla latitanza per soddisfare passioni private): da provocatore si mette in conflitto con loro, e consente loro di mostrare quanto valgono. Quell'Imperatore di Giada, onnipotente e burattino; quel Tripitaka così contegnoso, e così vile e dappoco; persino quel Buddha così semplice ed elegante nella sua potenza, cui Scimmiotto cava un feroce digrignar di denti: "Temi la mano che potrebbe concludere in un istante il tuo destino..." (cap. 7); eccetera.
Chi non entra in conflitto con il collerico Scimmiotto, in questa storia può solo vegetare ai margini. I sette capitoli iniziali sono dedicati esclusivamente alla sua storia anteriore al viaggio in occidente.
Scimmia, uomo, divinità. È una brutta scimmia dalle gambe storte, di piccola taglia (ma tutto muscoli, precisa lui). Come scimmia è dispettoso, curioso e imitatore. Da giovane, la tecnica di combattimento che gli dà il successo nelle arti marziali, con i grandi avversari, consiste nel neutralizzare subito ogni loro mossa imitandola: alla fine essi fuggono stremati ed esasperati.
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