Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Ebbene, ci sono cascato anch'io. Possa Hu Shi perdonarmi e non rinchiudermi nel sacco con i taoisti, per aver discettato della metafisica di Scimmiotto. A mia debole difesa farò presente che non inseguivo la ricetta per fabbricare cinabro d'immortalità, ma solo l'identificazione di una componente del bouquet del racconto; e che mi rimetto interamente all'opinione di chi legge e verifica se anche questo sapore possa aggiungere o no piacere alla lettura.

     Professionalità. Se una professione è semplicemente un'attività di cui si vive (e il vocabolo evoca una banale etichetta anagrafica), chiamiamo professionalità anche la competenza ed efficienza nello svolgere un mestiere; curiosità, coinvolgimento, amore per i suoi presupposti, condizioni e tecniche; capacità di non lasciarsi distrarre o condizionare da passioni o interessi diversi dalla passione dominante, che è far bene le cose; giudizio equilibrato, competente e sincero sulle proprie prestazioni e su quelle altrui; fonte di valori, persino rifugio nelle avversità.

     Si direbbe che abbiamo lasciato la Cina e il nostro curioso romanzo cinquecentesco - satirico, religioso o cavalleresco che sia - per ritornare a casa; invece stiamo sempre parlando di Scimmiotto, nell'intento di descrivere i valori in cui crede. Non saprei definire questa componente essenziale del personaggio in altro modo che attribuendogli un temperamento professionale. Nel passato questo aspetto non avrà sollecitato tanto interesse, e forse ritornerà a meritare meno attenzione nel futuro; ma noi lettori d'oggi, per i quali le professionalità hanno acquistato tanto rilievo in mancanza di meglio, non possiamo che trovarlo affascinante.


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