L'operazione di gran lunga più fortunata è stata una riduzione in lingua inglese, che risale al 1942; essa è stata ritradotta in molte altre lingue, e ha diffuso complessivamente nel mondo più di un milione di copie. Si tratta di Monkey, curata da Arthur Waley; in italiano Lo Scimmiotto (Einaudi e Adelphi). Essa si limita però a 30 capitoli su 100. Se poi si considera che uno dei capitoli tradotti è spurio e che gli altri sono variamente accorciati, Monkey offre circa il 20% del testo completo.
La più antica traduzione completa è russa (1959). Il mondo di lingua inglese dispone di due traduzioni complete (anni 70 e 80). In francese, dopo un'edizione ridotta al 50% del 1957, la traduzione completa è stata pubblicata nel 1991 da André Lévy per la Bibliothèque de la Pléiade, nell'ambito di una monumentale edizione dei romanzi classici cinesi.
Questa edizione. La presente è una ritraduzione da André Lévy. Essa era stata pubblicata da Rizzoli nel 1998, ma in un'edizione ridotta a 69 capitoli, che conteneva poco più del 60% del testo completo. In effetti, questa è la prima pubblicazione integrale di uno dei grandi romanzi classici cinesi, che appaia in lingua italiana. Infatti sinora anche il Jinpingmei, I Briganti e Il sogno della camera rossa hanno avuto in italiano ritraduzioni assai ridotte; solo l'ultimo romanzo citato ha beneficiato anche di una traduzione diretta dal cinese, ma ridotta a meno della metà; e Il romanzo dei Tre Regni non è mai apparso.
Ci sarà da vergognarsi di tutte queste ritraduzioni? (delle riduzioni e omissioni, ovviamente, sì). Non è facile rispondere. "Il fatto bizzarro" dice George Steiner del corpo delle traduzioni occidentali dalla letteratura cinese "è che parecchi dei traduttori più noti non conoscono il cinese [...] Paradossalmente, scandalosamente forse, essi formano un insieme di particolare coerenza e sono, in un paio di casi, superiori per la profondità di comprensione e di resa, alle traduzioni basate sulla conoscenza diretta dell'originale". Steiner documenta le sue affermazioni, e illustra come e perché, in After Babel - Aspects of language and translation. 1975-92; in italiano: Dopo Babele - Aspetti del linguaggio e della traduzione, Garzanti, 1994, pag. 424-429.
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