"Tutti gli immortali che cavalcano nuvole battono il piede a terra per alzarsi, e tu non l'hai fatto. Ho visto come sei partito: hai usato una capriola per prendere lo slancio. Terrò presente questa tua particolarità per insegnarti la capriola nelle nuvole."
Scimmiotto si mise a riverire e supplicare il patriarca, che gli insegnò una nuova formula dicendo: "Traccia il segno, recita l'incantesimo, stringi bene i pugni, prendi lo slancio e salta: una capriola ti proietterà a cento ottomila li."
A queste parole, tutti lo prendevano in giro: "Scimmiotto ha una bella fortuna. Se impara questo trucco potrà farsi assumere dalle regie poste, consegnare raccomandate, distribuire partecipazioni: saprà sempre come guadagnarsi il pane."
Poiché il cielo scuriva, maestro e discepoli ritornarono nella grotta.
La notte stessa Scimmiotto imparò la capriola nelle nuvole, mettendo tutta l'anima ad affinare il metodo. Già poteva godersi a proprio agio la felicità di lunga vita, senza ostacoli o pastoie, un giorno dopo l'altro.
Dopo la primavera, sull'inizio dell'estate, un giorno i discepoli parlavano e discutevano fra loro. Qualcuno chiese a Scimmiotto: "In quale esistenza ti sei guadagnato il privilegio di farti bisbigliare all'orecchio dal maestro le formule per trasformarsi e per sottrarsi alle tre calamità? Le hai imparate, tutte queste cose?"
"Per dirvi tutto, fratelli maggiori" rispose ridendo Scimmiotto, "grazie all'insegnamento del maestro e al culo che mi son fatto giorno e notte, questi trucchetti li conosco a menadito."
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