"Approfittiamo del bel tempo per una dimostrazione. Facci vedere che cosa sai fare."
Punto sul vivo da queste parole, Scimmiotto non stava nella pelle dalla fretta di dimostrare i suoi nuovi talenti: "Cari condiscepoli, datemi il tema: quale trasformazione volete vedere?"
"Per esempio, in un pino."
Scimmiotto fece un segno con le dita, recitò la formula, si scosse e diventò un albero, che era appunto un pino. Vedete voi:
Sfida la chioma le quattro stagioni:
Né più mostrano i lunghi rami antichi,
Adatti a sostenere nevi e brine,
Segno alcuno del magico Scimmiotto.
Gli spettatori applaudivano, si sbellicavano dalle risa e gridavano: "Diavolo d'una scimmia, com'è in gamba!", senza rendersi conto che il fracasso disturbava il patriarca. Questi uscì a precipizio, trascinandosi dietro il bastone cui era solito appoggiarsi.
"Che cos'è questo disordine?" gridò.
Alla sua voce i discepoli ammutolirono e si rassettarono prima di farsi avanti. Scimmiotto, che aveva ripreso la forma originaria e si era mescolato alla folla, dichiarò:
"Mi permetto di portare a vostra conoscenza, venerato maestro, che ci eravamo riuniti per discutere; nessun estraneo è venuto a portare disordine."
"Ma voi stavate sbraitando e strillando" s'indignava il patriarca. "Non è il modo di fare dei praticanti del Tao! Per un praticante aprir bocca è dissipare inutilmente il suo soffio vitale, muovere la lingua è suscitare il pro e il contro. Su, ditemi che cosa avevate da ridere e da gridare?"
"Non sapremmo nascondervelo, maestro" confessarono i discepoli. "È stato Consapevole del Vuoto che si è divertito a trasformarsi. Gli avevamo chiesto di diventare un pino, e lui lo ha fatto. Eravamo talmente sbalorditi che abbiamo strillato, senza renderci conto che portavamo disturbo alla vostra venerabile persona. Speriamo che avrete l'indulgenza di perdonarci."
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