"In piedi e allontanatevi!" disse il patriarca. Poi a Scimmiotto: "Vieni qui. Ti chiedo: che senso ha mettere in mostra la propria forza spirituale? E poi per trasformarsi in che cosa? In un pino! Ti sembrano poteri fatti per divertire la platea? Se vedessi un altro che li ha, non gli chiederesti di insegnarteli? Certo che adesso i tuoi compagni continueranno a chiedertelo. Per non aver noie, finirai per accontentarli; se rifiuterai, correrai dei rischi. Ecco che hai messo la tua vita in pericolo."
"Spero solo nella vostra indulgenza, maestro."
"Non è che ti voglia punire, ma bisogna che te ne vada."
A queste parole gli occhi di Scimmiotto si riempirono di lacrime: "E dove volete che me ne vada, maestro?"
"Ritorna da dove vieni, ecco tutto."
"Il fatto è che vengo dalla Grotta del Sipario Torrenziale, sul Monte di Fiori e Frutti del paese di Aolai, nel continente orientale" rispose Scimmiotto, cui tornò bruscamente la memoria.
"Ritornaci subito, se hai cara la vita. Qui non puoi proprio restare."
Scimmiotto riconobbe il suo sbaglio: "Permettetemi di dirlo, maestro: ho lasciato la famiglia da vent'anni e non dimentico i miei, quelli di una volta. Ma se penso all'ingratitudine per la vostra immensa generosità, non mi so decidere a partire."
"Ma che ingratitudine! Basta che tu non provochi qualche disgrazia, basta che non mi ci trascini: è tutto quello che ti chiedo."
Rendendosi conto che non c'era niente da fare, Scimmiotto non poté che prendere congedo e salutare i suoi condiscepoli. Il maestro gli disse:
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