"Da questa partenza non uscirà niente di buono. Qualunque disgrazia provochi o qualunque porcheria combini, son fatti tuoi; ma ti vieto di andare in giro a dire che hai imparato da me. Alla minima indiscrezione, io lo saprò: ti strapperò la pelle e stritolerò le tue ossa di macaco, precipiterò la tua anima nelle nonuple tenebre, da cui non uscirai per diecimila kalpa."
"Non avrò certo l'audacia di fare il vostro nome, maestro" promise Scimmiotto. "Dirò semplicemente che ho imparato da solo."
Dopo essersi scusato, Scimmiotto si mise in disparte, tracciò il segno magico, fece una capriola e, con un balzo fra le nuvole, ritornò sul continente orientale. In meno di un'ora era già in vista della Grotta del Sipario Torrenziale del Monte di Fiori e Frutti. Il Bel Re Scimmia si sentiva forte e allegro, e si diceva:
"Con un corpo pesante questi luoghi lasciai
Alla cerca del Tao che mi rende leggero.
Per sondare del mondo meraviglie e segreti,
Basta volere!
Dura e lunga l'andata, il ritorno veloce:
Sento ancora suonare le parole d'addio
E già vedo l'arrivo."
Scimmiotto aveva puntato la sua nuvola dritta sul Monte di Fiori e Frutti. Camminava alla ricerca del sentiero, quando sentì versi di gru e grida di scimmie: il verso degli uccelli si sente fin sopra le nuvole, ma quello delle scimmie è come un singhiozzo, da far morire di tristezza. Scimmiotto si mise a gridare a gola spiegata: "Piccoli miei, sono tornato!"
Dalle fessure della roccia ai piedi della rupe e dagli alberi dei boschi saltarono e sbucarono scimmie a migliaia, piccole e grandi; facevano cerchio intorno al Bel Re Scimmia, si prosternavano e gridavano:
|