Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Ben detto, brav'uomo. Vieni qua!"
     Il re diavolo fece un affondo e colpì, mentre Scimmiotto schivava e si faceva sotto. Seguì un rapido scambio di colpi, con le mani e con i piedi. I colpi lunghi possono mancare il bersaglio, ma quelli ravvicinati sono duri e sodi. Il diavolo le prendeva da tutte le parti; qualche bello spintone sottopancia stava per metterlo a terra, quando fece un passo indietro, afferrò la larga sciabola d'acciaio e l'abbattè mirando al cranio di Scimmiotto; ma il colpo andò a vuoto, perché la nostra scimmia l'aveva schivato in tempo.
     Visto che diventava cattivo, Scimmiotto ricorse al metodo del corpo oltre il corpo. Si strappa un pelo, se lo ficca in bocca, mastica e lo sputa per aria gridando: "Trasformatevi!"; e subito due o trecento scimmiottini gli si affollano intorno.

     Il fatto è che, quando si ottiene corpo di immortale, non c'è trucco magico che non si impari a praticare: trasformazioni del corpo e uscite d'anima. Da quando il re scimmia aveva compreso il Tao, ciascuno degli ottantaquattromila peli del suo corpo poteva cambiarsi in qualunque cosa, a suo piacere. E tutti questi scimmiottini erano così vivi e così agili che la sciabola non li raggiungeva, né la lancia li toccava. Bisognava vederli balzare avanti, saltare indietro, infilarsi dappertutto, assediare il diavolo da tutte le parti: di qua ti acchiappo, di là ti agguanto. Gli scivolano tra le gambe, gli levano gli stivali. E lo prendono a calci e pugni, gli tirano i capelli, gli fanno gli occhi neri, gli tirano il naso, lo sollevano e lo buttano giù, lo battono come una bistecca. Allora Scimmiotto si impadronì della sciabola, spinse da parte i piccoli e, abbattendola sul cranio del mostro, lo tagliò in due. Poi si inoltrò nella caverna alla testa della moltitudine delle sue truppe e non diede quartiere finché non ebbe sterminato tutti i diavoli, grandi e piccini. Restavano solo le scimmiette che il diavolo aveva rapito dalla Grotta del Sipario Torrenziale.


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