"Voi che ci fate qui?" chiese Scimmiotto.
Erano una quarantina, e risposero con le lacrime agli occhi:
"Dopo la partenza di vostra maestà in cerca dell'immortalità, ci sono stati anni di conflitti in cui abbiamo perso tutto. Non vedete questi utensili, queste tazze e piatti di pietra, che vengono appunto dalla nostra grotta? Ci aveva rubato tutto."
"Dal momento che è roba nostra, riportiamocela via" ordinò Scimmiotto; poi mise fuoco alla caverna, che fu tutta devastata.
"Venite con me, si torna a casa."
"Gran re, tutto ciò che abbiamo percepito della strada, mentre venivamo, era il gran vento che ci fischiava nelle orecchie. Siamo arrivati qui navigando nello spazio. Non conosciamo la strada: come tornare indietro?"
"Niente di più facile, non era che uno scherzetto magico del vostro rapitore. Chi ne conosce uno, li sa tutti. Ma me ne intendo anch'io. Chiudete gli occhi, non abbiate paura."
Che bravo Scimmiotto! Recitò un incantesimo, si alzò cavalcando un violento colpo di vento e andò a posarsi su una nuvola. Dopo un certo tempo gridò: "Ragazzi, potete aprire gli occhi."
Avevano appena calpestato la terraferma, che riconobbero il paese natale e, tutti contenti, si precipitarono verso l'entrata della grotta che conoscevano bene. Le scimmie che erano rimaste sul posto vi entrarono in folla con loro e, in buon ordine secondo età e rango, resero omaggio al re scimmia. Si portarono vini e frutta per festeggiare il felice ritorno.
Alle rispettose domande sulla distruzione del demone e sul salvataggio dei piccoli, Scimmiotto rispose raccontando ogni particolare per filo e per segno, e raccolse interminabili applausi e manifestazioni d'ammirazione.
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