"Figlioli!" gridava "Venite a prendere le vostre armi!"
Vedendo Scimmiotto tutto solo in mezzo allo spiazzo, le scimmie accorsero a prosternarsi e a chiedere com'era andata. Scimmiotto raccontò come aveva usato il vento per impadronirsi del materiale e per trasportarlo. Le scimmie espressero la loro gratitudine e si gettarono sulle armi; chi impugnava una sciabola, chi una spada; altri brandivano asce, altri alzavano lance; questo tendeva un arco, quello caricava una balestra. Si divertirono tutto il giorno, fra grida e clamori.
Il giorno dopo ripresero le esercitazioni regolari. Quando Scimmiotto le riuniva tutte, contava almeno quarantasettemila scimmie. In breve furono in grado di tenere in rispetto tutti gli abitatori della montagna: lupi, tigri, leopardi, cervi, caprioli, daini, volpi, donnole, tassi, leoni, elefanti, gorilla, orsi, antilopi, cinghiali, bisonti, camosci, lepri e tanti altri.
I re di varie specie di antri diabolici, in numero di settantadue, vennero a prestare omaggio al re scimmia. Alcuni partecipavano alle manovre, altri fornivano provviste quando ce n'era bisogno. Tutto ciò in perfetta organizzazione, in modo che il Monte di Fiori e Frutti diventò una piazzaforte più solida di una botte di ferro, difesa meglio di una città con le mura di bronzo. I re diavoli delle varie province contribuivano anche con tamburi di bronzo, stendardi colorati, elmi e armature. Ogni giorno si ripeteva il clamore delle manovre e degli esercizi.
Fu dunque in mezzo all'allegria generale che il Bel Re Scimmia si rivolse un giorno alla moltitudine: "Ora siete bene addestrati a maneggiare armi, archi e balestre. Ma il mio sciabolone mi ingombra: non mi piace mica. Che fare?"
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