"Il vostro vecchio amico non si ritrova con le sciabole" disse subito Scimmiotto. "Vi prego di offrirmi qualcos'altro."
Questa volta il re drago spedì un pesce siluro, che era il comandante in capo, e questi fece portare da un'anguilla gigante un tridente a nove punte. Scimmiotto saltò giù dal suo seggio, lo prese in mano e lo bilanciò: "È proprio leggerino. E poi non lo impugno bene. Non avreste qualcos'altro da propormi?"
"Eminente immortale" ribatté il re drago ridendo, "il tridente leggerino pesa tremila seicento libbre!"
"Ma non lo impugno bene, non mi convince."
Il re drago incominciò ad aver paura: ordinò a un grasso abramide, che era alto commissario, e a una carpa generale di brigata di portare un'alabarda con l'asta decorata, che pesava settemila duecento libbre. Quando la vide, Scimmiotto si precipitò ad afferrarla: fece qualche mulinello, due o tre finte e, conficcandola a terra, dichiarò: "È inutile, non va, troppo leggera."
A questo punto il re drago tremava di paura e balbettava: "Eminente immortale, credo che sia la cosa più pesante che abbiamo nel palazzo, non ho altro..."
"Andiamo!" esclamò Scimmiotto ridendo. "Tutti sappiamo il detto: il palazzo del drago non manca di tesori. Cercate meglio. Se trovate qualcosa che mi piaccia, lo pagherò fino all'ultimo centesimo."
"Davvero non c'è altro."
Mentre si scambiavano queste battute, la moglie e la figlia del drago, facendo capolino dal loro posto di osservazione dietro di lui, credettero opportuno di esprimere la loro opinione: "Maestà, non vedete che questo santo non va preso alla leggera? Non c'è forse in magazzino quel pezzo di ferro delle meraviglie, che era servito a misurare il fondo del fiume celeste? Da qualche giorno è diventato fosforescente e manda persino un profumo di buon augurio. Non vorrà dire che vuole incontrare questo santo?"
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