"È una sbarra che servì a Yu il Grande per drenare le acque e misurare quanto erano profondi fiumi e oceani, un pezzo di ferro magico; ma che cosa può farsene?"
"Che importa che cosa può farsene?" ribattè la moglie. "Daglielo, che ne faccia quello che vuole. Purché se ne vada."
Il vecchio re drago seguì il consiglio e riferì la cosa a Scimmiotto, che disse: "Tiratelo fuori e vediamo!"
"È una parola" replicò il drago agitando la mano. "Non si riesce a trasportarlo, e nemmeno a muoverlo, tanto è pesante. Dovreste andar voi a dargli un'occhiata."
"Va bene, fatemi vedere dov'è."
Il re drago lo condusse in magazzino, e là si videro di colpo brillare mille fuochi.
"È lui che fa tutta questa luce" precisò il re drago mostrando il fenomeno col dito. Scimmiotto raccolse i lembi della veste, si avvicinò e lo tirò su: era un pilastro di ferro del diametro di un recipiente da uno staio, lungo più di due tese. Ci volle tutta la sua forza per sollevarlo: "È un pelino troppo grosso e troppo lungo. Se si potesse accorciarlo e assottigliarlo, andrebbe proprio bene..."
Lo aveva appena detto che il tesoro si accorciò di qualche piede e si assottigliò di un dito.
"Magari ancora un po' più sottile" fece Scimmiotto bilanciandolo.
E la sbarra ubbidì.
Al colmo della soddisfazione, Scimmiotto la portò fuori dal magazzino per guardarla meglio: a ogni estremità c'era un cerchio d'oro, e in mezzo ferro nero. Sotto uno dei cerchi era incisa questa colonna di caratteri: Randello a Piacer Vostro, cerchiato d'oro. Pesa tredicimila cinquecento libbre.
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