"Immagino che questo tesoro si chiami così perché si adegua ai desideri del proprietario."
Entusiasmato dalla scoperta, Scimmiotto camminava pensando e borbottando che il randello che teneva in mano sarebbe ancora migliorato riducendosi un altro po' di dimensioni: a questo punto la sbarra non superava una tesa di lunghezza, né il diametro di una tazza.
Ecco che se ne torna al Palazzo Acquatico di Cristallo mettendo in mostra i suoi poteri magici con molte stoccate e mulinelli: il vecchio re drago continuava a tremare e i giovani principi si sentivano svenire; le tartarughe ritiravano la testa nel guscio, pesci, granchi e gamberetti si nascondevano.
Con il suo tesoro in mano, Scimmiotto si risedette al posto d'onore nella sala grande del palazzo, e disse sorridendo al re drago: "Grazie mille. Sono commosso dalla vostra generosa attenzione, caro e saggio vicino."
"Prego, non c'è di che."
"È un bel tocco di ferraglia, non c'è che dire; tuttavia ci sarebbe un'altra cosa..."
"Che cos'altro, eminente immortale?"
"Se non avessi trovato questo pezzo di ferro, non sarebbe stato un problema. Ma adesso che ce l'ho, mi rendo conto che non ho niente da mettermi addosso che armonizzi: come si fa? Se per caso possedete qualcosa del genere, non fatevi scrupolo a offrirmela: non starò a mercanteggiare la mia riconoscenza."
"Desolato, non ho niente del genere."
"Se già hai scomodato un generoso, non ne disturbare un altro. Spiacente ma, se non avete altro, temo di non potermene andare."
"Senza volervi importunare, eminente immortale, non potreste farvi un giretto in un altro mare? Magari là trovereste qualcosa."
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