Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Raggiante di gioia, Scimmiotto salì sul trono e appoggiò a terra la sbarra di ferro. Tutte le scimmie, nella loro innocenza, volevano prendere in mano il tesoro, ma non riuscivano nemmeno a smuoverlo, come fossero libellule alle prese con un albero di ferro. Ansimavano e lasciavano penzolare la lingua: "Mamma mia, com'è pesante! Come hai fatto a portarlo?"
     Scimmiotto ci mise sopra la mano e lo sollevò. Disse ridendo alla folla: "Ogni cosa ha il suo padrone. Questo tesoro era sepolto in fondo al mare da chissà quanti millenni; ma proprio negli ultimi giorni ha emesso una luce. Il re drago non ci vedeva che un pezzo di ferro nero, che era servito per misurare la Via Lattea. Dal momento che nessuno di quei giovanotti era in grado di portarlo, e nemmeno di sollevarlo, mi hanno detto di andare a prendermelo da solo. Questo coso era lungo più di due tese e grosso come uno staio. Quando l'ho avuto in mano, l'ho trovato troppo grande: è bastato il pensiero, perché diminuisse parecchio. Ho continuato a rimpicciolirlo, due o tre volte. Guardandolo alla luce ho visto che c'è scritto: Randello a Piacer Vostro, cerchiato d'oro. Pesa tredicimila cinquecento libbre. Fatevi da parte che vi faccio vedere come si usa."

     Rigirando il tesoro tra le mani, gridò: "Piccolo, più piccolo!" La sbarra si ridusse alle dimensioni di un ago da ricamo, che si poteva nascondere dietro l'orecchio. Le scimmie, impressionate, si misero a gridare: "Gran re, tiratela fuori, fateci divertire ancora!"
     Scimmiotto esplorò dietro l'orecchio per trovare l'ago, se lo mise sul palmo della mano e ordinò: "Grande, più grande!"


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