Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Liberato da ogni preoccupazione, Scimmiotto poteva passare le sue giornate a cavalcar nuvole, percorrere i quattro mari e vagabondare a piacer suo nelle montagne. Andava dappertutto, a visitare guerrieri per farsi bello della sua pratica delle arti marziali, e a fare amicizia con i saggi utilizzando la sua competenza nella magia. Fu in questo periodo che entrò nella confraternita dei sette: il re diavolo toro, il re diavolo caimano, il re diavolo roc, il re cammello-leone, il re macaco e il re gibbone col pelo lungo, che facevano sette contando anche Scimmiotto.
     Passavano le giornate a discutere di questioni civili e militari, vuotavano le coppe, cantavano e danzavano. Partivano la mattina per rientrare la sera, non si negavano nessun piacere, superavano distanze di diecimila li come se si trattasse di attraversare il giardino. È il caso di dirlo: tremila leghe in un crollar di capo, ottocento e più tappe in un volger di schiena.

     Un giorno aveva ordinato ai quattro comandanti in capo di preparare un banchetto nella caverna per invitare i sei re a una bevuta, e si era abbattuto bufalo e sgozzato cavallo per i sacrifici al cielo e alla terra. La folla dei diavoletti aveva cantato e danzato a tutta forza, poi tutti avevano bevuto fino a diventare ubriachi fradici. Dopo avere riaccompagnato i sei re e distribuito le ricompense ai capi di tutti i gradi, Scimmiotto si era coricato all'ombra del pino che cresceva vicino al ponte delle liste di ferro e si era subito addormentato. I quattro generali garantivano la sua protezione, alla testa di una moltitudine che lo circondava e non osava fare il minimo rumore.


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