Nel sonno, il Bel Re Scimmia vide due uomini che portavano un mandato di cattura al nome di Consapevole del Vuoto. Si avvicinarono e, senza aprir bocca, impacchettarono la sua anima e la portarono, legata stretta e ancora barcollante per le bevute, presso le mura di una città. Scimmiotto, che incominciava a svegliarsi, alzò la testa, e che vide? Su una targa di ferro appesa alle mura, le tre parole: Mondo delle Ombre. La sbornia gli passò di colpo. Chiese: "Ma il mondo delle ombre non è il soggiorno del re Yama, giudice degli Inferi? Io che ci vengo a fare?"
"Il tempo della tua vita fra i viventi è scaduto, e noi abbiamo avuto ordine di portarti qui."
"Ma io, il vostro vecchio Scimmiotto, ho trasceso i tre mondi e sono uscito dal ciclo dei cinque elementi. Non sono più soggetto al giudice degli Inferi: come si può essere così stupidi da farmi arrestare?"
I due uscieri dei morti avevano troppo da fare a spingerlo e tirarlo, per ascoltare quello che diceva; si preoccupavano solo di portarlo dentro, volente o nolente.
Scimmiotto incominciò a trovare la situazione spiacevole; liberò i polsi, strappò le corde, cavò il suo tesoro da dietro l'orecchio, lo ingrandì al diametro di una tazza e diede agli uscieri un colpetto, che li spiaccicò. Poi entrò in città mulinando il suo bastone. I diavoli testa di bue, e anche quelli muso di cavallo, scappavano da tutte le parti, cercavano un rifugio, mentre coorti di fantasmi si precipitavano verso il Palazzo della Rete della Foresta delle Apparenze ad annunciare: "Sciagura, maestà! Sciagura! C'è fuori un dio del tuono con la faccia pelosa, che si sta facendo largo fin qui."
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