Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     A queste parole, i dieci re lo pregarono di entrare nel palazzo per vedere ciò che desiderava.
     Impugnando il bastone come uno scettro, Scimmiotto entrò dritto filato e andò a sedersi al centro della sala, con la faccia rivolta a sud, al posto d'onore. I dieci re ordinarono al giudice degli incartamenti di portare i registri per una verifica. Il preposto non si fece pregare, corse in una stanza laterale e ne riportò una mezza dozzina di grossi pacchi di carte legati con lo spago e i registri delle dieci specie di creature. Scimmiotto li esaminò pagina per pagina: bestie senza pelo, bestie con pelo, bestie con piume, insetti, bestie con gusci o scaglie... Il suo nome non figurava. Poi verificò il registro dei primati. La nostra scimmia, benché simile all'uomo, non era nella lista delle creature umane; benché simile alle creature pelose, non era una di loro. Era simile agli animali che camminano sulla terra, ma non rientrava nell'amministrazione del liocorno; non era nemmeno sotto la giurisdizione della fenice, benché avesse qualche tratto delle creature che volano. C'era però un registro speciale che Scimmiotto esaminò lui stesso; infine scoprì il suo nome sotto l'anima n.° 1350. C'era annotato: Scimmia di pietra prodotta dal cielo. Età prevista: 342 anni. Finirà di morte naturale."

     Scimmiotto disse fra sé: "Non mi ricordo quanti anni ho. Ma sarà meglio che cancelli il mio nome." "Portatemi un pennello!" ordinò.
     Il giudice si affrettò a portargli un pennello intinto d'inchiostro. Scimmiotto si impadronì del registro e ne approfittò per cancellare tutti i nomi della categoria delle scimmie. Poi gettò il quaderno ed esclamò: "Tutto a posto! La cosa è sistemata: non ho più niente a che fare con la vostra amministrazione." E brandendo la sua sbarra si aprì il passaggio per uscire dal mondo delle ombre. I dieci re si guardarono bene dal fare resistenza, e preferirono recarsi al Palazzo delle Nuvole Turchese per presentare tutti insieme i loro omaggi al pusa Dizang e discutere con lui un rapporto da presentare al Cielo di Sopra, di cui il nostro racconto parlerà altrove.


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