Dopo un paio di settimane, il personale di servizio approfittò di una mattina di calma per offrire al capo un banchetto di benvenuto.
Si beveva allegramente quando, di colpo, Scimmiotto posò la tazza e chiese: "Che rango ha questo incarico di equipuzio?"
"È il nome della funzione."
"Ma che livello ha questa funzione?"
"Non ha nessun livello."
"Magari è fuori organico perché è la più alta che ci sia?"
"Nemmeno per sogno. Non è in organico e basta."
"Come sarebbe a dire che non c'è?"
"È sotto l'ultimo scalino. È l'incarico più modesto che ci sia: si tratta solo di occuparsi di cavalli. Vostra eccellenza, per aver tenuto il posto e dopo essersi dato tanto da fare per allevare le bestie, non ci guadagnerà che un modestissimo benservito. Se però i cavalli saranno un po' magrolini, sarà colpa vostra; se qualcuno andasse perduto, subireste ammende e processi."
A Scimmiotto montava il sangue alla testa nell'udire queste notizie. Digrignava i denti, preso da un'immensa collera: "Umiliare così il vecchio Scimmiotto, re e patriarca del Monte di Fiori e Frutti! Mi hanno preso in giro. Mi hanno fatto venire fin qui per pulire la cacca dei loro cavalli: un lavoro da bambini, da mozzi di stalla. È il modo di trattare? Lascio perdere tutto e me ne vado."
Patatrac! Rovescia il tavolo, cava da dietro l'orecchio il suo tesoro, lo ingrandisce al diametro di una tazza e, mandando a pezzi quello che trova lungo la via, si fa largo fino alla porta meridionale del Cielo. Le guardie celesti non osarono sbarrargli la strada e lo lasciarono uscire; d'altronde era iscritto sul registro in qualità di equipuzio.
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