Mentre diceva così, ancora una volta il dio del pianeta Venere fece un passo avanti per far osservare:
"Questa scimmia perversa non ha alcuna sensibilità per il rango degli interlocutori cui si rivolge. Se la combattiamo con rinforzi di truppe, temo che non ne verremo a capo in breve tempo. Le nostre armate potrebbero anche esaurirsi prima. Sarebbe meglio che vostra maestà mostrasse la sua immensa mansuetudine e gli notificasse la sua intenzione di concedergli la pace, se si sottomette, e di nominarlo Grande Santo Uguale al Cielo, che è un titolo puramente onorifico, senza emolumenti."
"Come sarebbe, un titolo senza emolumenti?" chiese l'Imperatore di Giada.
"Sarà nominato Grande Santo Uguale al Cielo, ma non avrà né incarichi né stipendio. Lo faremo vivere sul territorio celeste, per aver presa sul suo spirito perverso e per impedire che commetta altre stravaganze: l'universo ritroverà la calma e gli oceani la tranquillità."
"Si faccia come propone il nostro ministro" tagliò corto l'Imperatore di Giada. E ordinò di promulgare un'ordinanza, che il dio del pianeta Venere fu incaricato di portare a Scimmiotto.
Il dio uscì dal portale meridionale del Cielo e andò dritto alla Grotta del Sipario Torrenziale sul Monte di Fiori e Frutti. L'aspetto dei luoghi era molto diverso dalla volta precedente. Gravava una pesante atmosfera di morte, soffiava un vento minaccioso che dava i brividi. C'erano tutte le specie possibili e immaginabili di mostri e diavoli; chi brandiva la spada, chi agitava la lancia, chi roteava il bastone, chi trinciava l'aria con la sciabola, fra grida, ruggiti, salti e balzi.
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