"Dopo i fastidi che vi ho dato l'altra volta" rispose ridendo Scimmiotto "vi devo anche quest'altra dimostrazione di amicizia. Grazie, grazie davvero! Ma mi chiedo se esiste, nel Cielo di Sopra, un titolo come Grande Santo Uguale al Cielo."
"Avrei forse l'audacia di venirvi a comunicare questa ordinanza, se il titolo sollecitato non avesse ricevuto l'approvazione imperiale? Se la promessa non è seguita dai fatti, me ne prendo la responsabilità, ecco tutto."
Entusiasta, Scimmiotto avrebbe voluto trattenerlo a pranzo, ma dal momento che rifiutava lo seguì su una nuvola di buon augurio, che li portò entrambi al portale meridionale del Cielo. Guardie e ufficiali li salutarono rispettosamente. Andarono dritti alla Sala delle Nuvole Misteriose, dove il dio di Venere salutò e annunciò: "In conformità dell'ordine di Vostra Maestà, ho convocato il qui presente equipuzio Scimmiotto Consapevole del Vuoto."
"Che Scimmiotto si avvicini! Ti dichiaro oggi Grande Santo Uguale al Cielo, il più alto livello mandarinale. Ma ti avverto di non ricominciare a fare stupidaggini."
La scimmia si accontentò di fare una riverenza e dire: "Grazie delle vostre bontà." L'imperatore di Giada ordinò ai responsabili dell'attività edilizia, Zhang e Lu, di costruire per il grande santo una residenza sul terreno a destra del frutteto delle Pesche di Immortalità. La residenza includeva due servizi: l'uno di Pace e Tranquillità, l'altro di Animo Inalterabile, entrambi con abbondante personale, capi e vicecapi.
Gli dei delle cinque costellazioni furono incaricati di accompagnare Scimmiotto alla sua nuova residenza. Inoltre l'Imperatore di Giada gli accordò la gratificazione di due bottiglie di vino e di dieci fiori d'oro, rinnovando la raccomandazione di starsene tranquillo e di non ripetere certe impennate. Scimmiotto ne prese nota e il giorno stesso entrò nella nuova casa con gli dei delle cinque costellazioni, stappò le bottiglie e se le bevve in compagnia. Quando lo lasciarono solo, Scimmiotto poté abbandonarsi senza freni all'immensa gioia che riempiva il suo cuore. Nel suo palazzo celeste godeva davvero di una felicità senza nubi.
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