Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Comunque girò la sua nuvola nella direzione della sala. Da parte sua, Scimmiotto recitò una formula, si diede una scossa e si metamorfosò appunto in questo Immortale dai Piedi Nudi. Si affrettò quindi verso lo Stagno di Diaspro, raggiunse i padiglioni preziosi, scese dalla nuvola ed entrò circospetto. Si vedevano

     Salire in spirale fragranze preziose,
     Stagnare vapori di buona speranza.
     Colori e profumi si alleano alla festa.
     Tra fiori dorati e puri pistilli
     Fenici compongono mai viste figure.
     Le nuvole rosse sul gran paravento,
     Sgabelli sottili dagli otto tesori,
     I tavoli d'oro e seta cangiante,
     Bei fiori nel verde in vasche di giada.
     La tavola offriva i piatti più rari:
     Di drago c'è il fegato, dell'orso la zampa,
     E della fenice è offerto il midollo
     Con labbro di scimmia. Sapori preziosi!


     Tutto era disposto con grandissima cura, ma nessuno degli invitati era ancora arrivato. Scimmiotto non si saziava di curiosare dappertutto, quando un delizioso profumo di vino gli solleticò il naso. Girando il capo, vide nel lungo portico adiacente all'edificio, sulla destra, vari addetti alla fabbricazione e gli uomini di fatica che macinavano il malto. C'erano portatori d'acqua, addetti al fuoco, addetti a lavare le giare e strofinare i vasi, mentre il prezioso liquido si formava dalla fermentazione come un succo di giada, odoroso e torbido.
     Il gran santo aveva l'acquolina in bocca, tanto che gliene sfuggiva un filo dalle labbra; ma come sbarazzarsi di tutti quegli importuni? Ricorse a uno dei suoi trucchi: si strappò alcuni peli, li masticò e li sputò intorno gridando: "Trasformatevi!" Essi si trasformarono in tante piccole mosche del sonno, che volarono tutte sul volto a quella gente. Ed ecco che le mani diventano molli, le teste si reclinano, le palpebre si abbassano irresistibilmente e gli occhi si chiudono: tutti abbandonano il loro lavoro e si addormentano. Scimmiotto si mise all'opera, abboffandosi di piatti squisiti e di rarissime vivande; poi passò nel portico, si insinuò tra giare e vasi, e si mise a bere come lo scarico di un lavandino. Quando, a tempo debito, si trovò finalmente sazio e ubriaco fradicio, cercò come poteva di raccogliere le idee: "Così non va. L'ho fatta grossa! Gli invitati arriveranno da un momento all'altro, e saranno guai: se la prenderanno con me. Se mi acchiappano, come ne uscirò? Mi conviene filarmela e tornare a dormire a casa mia."


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