Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Rovesciò con uno scapaccione le zucche, che versarono il loro contenuto sul pavimento, e ingoiò tutto il cinabro a manciate, come se fossero noccioline.
     L'elisir di cui si era ingozzato disperse subito i fumi del vino; ridivenne lucido a un tratto: "Se l'Imperatore di Giada viene a sapere che cosa ho fatto, mi procurerà tutti i guai che potrà. Gambe! È meglio che me ne torni di Sotto, nel mio piccolo regno."
     Uscì di corsa dal Palazzo dei Beati e, per far perdere le tracce, fece un lungo giro e lasciò il Cielo dal portale ovest, utilizzando a ogni buon conto anche il procedimento che rende invisibili. Diresse la sua nuvola verso il Monte di Fiori e Frutti, e presto vide sventolare bandiere e stendardi, e scintillare alabarde e partigiane: i quattro comandanti e i re diavoli delle settantadue caverne guidavano le solite esercitazioni militari. Il grande santo gridò: "Figlioli, eccomi qua!"

     Scimmie e mostri lasciarono cadere le armi e si prosternarono esclamando: "Vostra santità prende le cose alla leggera! Ci ha piantato in asso per un bel pezzo, senza nemmeno dar notizie."
     "Non esageriamo, non è stato un tempo così lungo."
     Entrarono nella grotta, che i quattro comandanti mantenevano ben pulita. Dopo saluti e prosternazioni, gli chiesero: "Quale alta posizione è poi stata accordata a vostra santità in questi centodieci anni?"
     "Veramente mi pareva che non fossero trascorsi nemmeno sei mesi."
     "Vostra santità dimentica sempre che un giorno in cielo è un anno in terra."
     "Comunque devo dire che questa volta l'Imperatore di Giada mi ha conferito davvero il titolo di Grande Santo Uguale al Cielo, e mi ha fatto costruire la residenza Uguale al Cielo. Era molto confortevole e includeva anche due servizi, quello di Pace e Tranquillità e quello di Animo Inalterabile, con i loro funzionari e impiegati. Poi, vedendomi inoperoso, mi ha affidato la sorveglianza del frutteto delle Pesche di Immortalità. Da ultimo, visto che la regina madre non mi aveva invitato alla grande Festa delle Pesche, ci sono andato per conto mio e mi sono mangiato tutti i loro piatti immortali. Venendo via ho fatto confusione e sono finito per sbaglio in casa del signore Laozi; lì ho svuotato le sue zucche. A questo punto ho preferito sloggiare, perché temo che l'Imperatore di Giada se la prenda a male."


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