"Mostriciattoli!" gridò con voce di tuono un ufficiale, "dov'è il vostro grande santo? Siamo dèi che hanno ricevuto dall'alto la missione di catturare il ribelle: andate immediatamente a dirgli di sottomettersi. Se osa esprimere il minimo dubbio, sarete tutti sterminati."
Spauriti, i mostriciattoli corsero dentro a riferire l'intimazione: "Disgrazia! Catastrofe! Ci sono fuori nove divinità ferocissime, mandate dal cielo a catturare vostra santità."
Il grande santo continuava a spartire l'ambrosia di immortalità, in ripetute libagioni, con i quattro comandanti e i re diavoli delle settantadue grotte. Alla notizia, prese un'aria olimpica: "Beviamo, amici, finché basta il vino; ed il resto lasciamolo al destino."
Prima che finisse la frase, arrivarono trafelate altre scimmie che strillavano: "Le nove divinità feroci ci coprono di parolacce e cercano di venire alle mani!"
Scimmiotto ci rise sopra: "Non badate a quella gente. Sol nel vino e nei versi trovi dolce riposo; seguir la fama è invece mestiere faticoso."
Nuova ondata di scimmie: "I nove dèi feroci hanno sfondato la porta e vengono avanti!"
"Che maleducati!" esclamò questa volta Scimmiotto arrabbiato. "Bisogna insegnargli le buone maniere. Io non gli ho mai rotto le tasche; perché vengono a disturbarmi a casa mia?"
Ordinò al re diavolo unicorno di schierare i settantadue capi caverna, mentre lui e i quattro comandanti si sarebbero tenuti alla retroguardia. Il re diavolo avanzò impetuoso ma, preso in un'imboscata all'altezza del ponte di liste di ferro, non riuscì nemmeno a raggiungere l'uscita.
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