Per fierezza sdegnò il soggiorno in Cielo
E sulla terra preferì restare.
È un santo perspicace e sempre attivo,
Erlang, l'incanto delle Mura Rosse.
Quando lo vide, Scimmiotto sogghignò e, brandendo la sua sbarra cerchiata d'oro, lo interpellò: "Da dove sbuchi, tapino, per avere l'audacia di venirmi a sfidare?"
"Non devi avere le pupille in mezzo agli occhi per non riconoscermi. Sono io, Erlang, nipote dell'Imperatore di Giada che mi ha conferito il titolo di Principe Illustre e Perspicace. Sono venuto per ordine suo a catturarti, macaco d'un equipuzio rivoluzionario. Il tuo destino è segnato, caro mio!"
"Ma sì, ricordo che la sorella minore dell'Imperatore di Giada, anni fa, si innamorò di un certo signore di Yang, un mortale del mondo di Sotto, si unì a lui e mise al mondo un bambino. Così saresti stato tu a spaccare in due con un colpo di scure il Monte dei Susini. Mi piacerebbe rifilarti qualche insulto come si deve, ma non ho niente contro di te: che fare? Ti potrei appiattire a bastonate, ma sarebbe un peccato. Non voglio farti del male. Tornatene a casa, ragazzo mio, e dì ai quattro re celesti che siano loro a farsi vedere più da vicino."
Il discorso irritò violentemente Erlang: "Macaco schifoso! Basta con le insolenze! Te lo faccio assaggiare io, il mio tridente!"
Scimmiotto si piegò per schivare il primo colpo, e ne appioppò uno a sua volta con la sbarra. Ragazzi, che botte!
Si misurano Erlang il perspicace,
Il grande distruttore di ogni male,
E l'astuto ed ombroso grande santo.
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