A queste parole, l'Imperatore di Giada fece subito staccare Scimmiotto dal palo e lo fece consegnare dalle sei guardie e dai sei vigili a Laozi, che partì per eseguire l'ordine imperiale.
Intanto l'illustre santo Erlang aveva intascato la sua ricompensa: cento fiori d'oro, cento bottiglie di ambrosia, cento pillole di cinabro trasmutato, e poi perle e pietre preziose da dividersi con i suoi fratelli giurati. Erlang ringraziò e se ne tornò al Fiume delle Libagioni.
Giunto nel suo Palazzo del Paradiso dei Beati, Laozi slegò Scimmiotto, estrasse la roncola che gli perforava la clavicola e lo mise nel forno. Il taoista che lo sorvegliava e il fuochista si diedero da fare per alzare al massimo la temperatura. In effetti, gli otto trigrammi del forno corrispondono a distinti scompartimenti: Scimmiotto si infilò in quello chiamato Xun, il vento. Dove c'è vento, non c'è fuoco. C'era però molto fumo: Scimmiotto ne ebbe per sempre gli occhi arrossati e infiammati. Gliene sarebbe infatti rimasto un disturbo oculare cronico, che gli sarebbe valso l'epiteto di occhi di fuoco dalle pupille d'oro.
In verità i giorni e le notti passano in fretta. In men che non si dica trascorsero i quarantanove giorni, cioè sette volte sette giorni, occorrenti per completare l'igneo procedimento. Arrivò quindi il momento in cui si doveva aprire il forno per estrarne l'elisir.
Scimmiotto si fregava gli occhi e lacrimava abbondantemente, quando sentì un rumore in alto. Spalancò gli occhi e la luce lo accecò in modo insopportabile; saltò fuori dal forno, rovesciandolo con un fracasso spaventoso, e si diede alla fuga verso la porta. Gli addetti al forno restarono terrorizzati; le guardie si provarono a trattenerlo, ma vennero scagliate tutto intorno, come se una tigre dalla fronte bianca fosse stata presa da un attacco di epilessia, o un drago unicorno fosse diventato matto. A Laozi riuscì di acciuffarlo, ma ne ricevette uno spintone così rude che fece un capitombolo a culo in aria e testa sotto, e si ritrovò come una cipolla piantata nell'orto, mentre Scimmiotto infilava la porta. Trasse la sbarra miniaturizzata da dietro l'orecchio e la ingrandì in un baleno. Ancora una volta Scimmiotto seminava il peggior disordine in paradiso, senza darsi pensiero delle conseguenze. Colpiva con tal foga, che i nove luminari si tapparono in casa e i quattro grandi re celesti scomparvero dalla circolazione.
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