Sulle sponde si impigliano erbe e rami.
Incupiscono gli argini al tramonto.
Non vi è passaggio per le carovane,
Non vi è riparo per il pescatore.
Non vi si posa mai l'oca selvatica.
I gridi dei gibboni son remoti.
Si vedon solo fiori di rabarbaro,
Aleggia odore di piante palustri.
Guanyin era tutta presa dalla contemplazione, quando si udì un grande tonfo e il più orribile dei mostri uscì dall'acqua. Che aspetto aveva?
Verdognolo, bluastro il brutto muso,
O forse nero. Non grande né piccolo.
Un corpo muscoloso e piedi nudi.
Occhi di brace,
Come lucerne accese sotto il forno.
Bocca piegata agli angoli e scarlatta
Come tazza di sangue. Denti aguzzi,
Taglian come coltelli. Una gran zazzera
Di capellacci rossi scompigliati.
Fa un grugnito profondo come il tuono.
E i suoi piedi lo portano sull'acqua
Alla velocità dell'uragano.
Il mostro, che impugnava un gran bastone, corse sulla riva e si precipitava sulla pusa, quando Hui'an gli si fece incontro con la sua sbarra di ferro e gli gridò: "Non un passo di più!"
Ma il mostro non si fermò. Ne seguì un feroce e terribile scontro sulla rive del Fiume delle Sabbie Mobili.
Proteggeva la Legge la sbarra di Moksa.
Il bastone opponeva una grande potenza.
Danzano sulla riva come draghi d'argento
Il monaco divino e l'avversario.
Dispiega l'uno i propri selvatici talenti,
Mentre l'altro si fonda sulla forza dell'ordine.
Solleva l'uno i flutti e rimescola le onde,
Oscura nebbia e fumo l'altro intorno produce.
I flutti sollevati oscuran cielo e terra,
E nebbia e fumo velano anche la luna e il sole.
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