Sul più bello Guanyin, dall'alto, gettò alcuni fiori di loto per liberare la sbarra dai denti del rastrello. Allarmato il mostro esclamò: "Ma chi sei, monaco, per farmi questi giochetti del fiore nell'occhio?"
"Maledetta e volgare creatura, sono il discepolo della pusa dei mari del Sud. I fiori li getta il mio maestro, non vedi?"
"Ma la pusa dei mari del Sud non è Guanyin la salvatrice, che libera dai tre flagelli e salva dalle otto disgrazie?"
"Si capisce."
Il mostro gettò il rastrello e, salutando umilmente, supplicò: "Buon fratello, dov'è la pusa? Ti prego di presentarmi."
Moksa alzò gli occhi: "Eccola lassù."
Il mostro si prosternò in quella direzione e gridò: "Perdono, perdonatemi!"
Guanyin scese dalla nuvola, si accostò e gli chiese: "Spirito malefico di cinghiale o di vecchia troia che tu sia, come ti permetti di ostacolarci?"
"Non sono né una cosa né l'altra, bensì l'ammiraglio dei canneti celesti della Via Lattea. Una volta che avevo bevuto troppo mi lasciai andare a tastare un pochino il sedere della dea della luna; perciò l'Imperatore di Giada mi condannò a duemila vergate e al bando fra i mortali. La mia vera natura cercava rifugio in un seno accogliente, ma sbagliai indirizzo e finii nel ventre di una troia, che mi mise al mondo come mi vedete. Quella bestia l'ho uccisa a morsi con i suoi porcelli. Mi arrangio a vivere mangiando la gente. Non avrei mai sperato di incontrarvi; vi prego, salvatemi, se potete."
"Che nome ha questa montagna?"
"Si chiama Poggio Benedetto, e ci si trova la Caverna della Passerella delle Nuvole. Ci abitava la mia seconda sorella Piccola Cogliona. Aveva constatato che me la cavavo nelle arti marziali, e perciò mi invitò a dirigere la casa o, come si dice da noi, a infilare i piedi a rovescio. Morì qualche mese dopo e mi lasciò in eredità la grotta e i suoi arredi. Con l'andar del tempo, in mancanza di altri mezzi per sopravvivere, ho dovuto rimettermi a mangiare i passanti. Confido che mi perdonerete."
|