"Mi riconosci, Scimmiotto?" chiese Guanyin.
Il grande santo aguzzò gli occhi di fuoco dalle pupille d'oro, piegò la testa e gridò: "Come non riconoscerti? Tu sei la compassionevole e buona pusa Guanyin del Potalaka dei mari del Sud, che ci leva dalle disgrazie e dalle calamità. Grazie di essermi venuta a trovare. Qui i giorni sembrano anni, della gente che conoscevo non ho rivisto nessuno. E tu da dove vieni?"
"Il Buddha mi ha incaricato di cercare un pellegrino nel paese dell'Est. Passavo di qui e mi sono fermata per vederti."
"Mi ha conciato a dovere, il Buddha! Cinquecento anni che sono schiacciato da questa montagna, senza potermi muovere. Ti prego, se puoi, tirami fuori."
"Ne avevi combinate tante. Se ti faccio uscire, potresti ricominciare. Sarebbe un bel guaio."
"Ma ora so che cos'è il pentimento. Se la compassionevole vuole mostrarmi la strada, sono pronto a migliorarmi con una vita pia."
Perché le cose vanno così:
Non c'è in un cuore d'uomo alcun pensiero
Che la terra ed il cielo non conoscano.
Se non si retribuisser bene e male
Sarebbe il mondo preda di ingiustizia.
Le parole di Scimmiotto riempirono di gioia Guanyin, che rispose: "Quando è detta una buona parola, dicono le nostre sante scritture, le si risponderà da mille leghe. Ma anche una parola cattiva provoca una reazione da mille leghe. Se la tua intenzione è quella che dici, aspetta che arrivi al paese dei grandi Tang nell'Est, e che trovi il pellegrino che partirà alla ricerca dei sutra. Gli raccomanderò di liberarti. Diventerai il suo discepolo, lo accompagnerai, diventerai buddista, sgranerai il tuo rosario e praticherai le azioni che portano al giusto frutto. Che ne pensi?"
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