L'indovino non dava il minimo segno di timore; scoppiò in una risata sarcastica, levando gli occhi al cielo: "Non mi fate proprio paura. Non io, ma voi, temo, avete commesso un delitto passibile della pena capitale. A me non la fate! So benissimo chi siete: non un letterato, ma il re drago del fiume Jing. Avete violato un ordine dell'Imperatore di Giada; avete modificato l'ora e ridotto la quantità della pioggia, rispetto alle istruzioni che avete ricevuto. Stanno per affidarvi al carnefice, sul patibolo dei draghi. E avete ancora la faccia di venirmi a insultare!"
La replica lasciò il drago paralizzato dal terrore, con tutti i peli ritti. Lasciò cadere il battente, si ricompose, si prosternò davanti al maestro e piagnucolò: "Non me ne vogliate, maestro. Un momento fa scherzavo, senza pensare che poteste prendermi sul serio. In effetti ho violato l'ordine del Cielo; e ora che cosa devo fare? Vi imploro di aiutarmi a cavarmi dai guai, altrimenti non vi mollerò più, nemmeno da morto."
"Tutto ciò che posso fare per voi è di suggerirvi una strada che potrebbe salvarvi la vita."
"Istruitemi, vi prego!"
"Domani, al terzo segno dell'ora wu, comparirete davanti a un mandarino del mondo degli uomini, Wei Zheng, che vi condannerà alla decapitazione. Se proprio volete vivere, non vi resta che parlarne subito all'imperatore Taizong. Wei Zheng è il suo primo ministro. Se otterrete la sua intercessione, potreste cavarvela."
A queste parole il drago si congedò rispettosamente e corse via con le lacrime agli occhi.
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