"Maestro Cui, come si chiama quella montagna?" si informava Taizong.
"È il Monte Porta delle Tenebre del Mondo delle Ombre."
"E come si può superare?" chiese inquieto Taizong.
"Vostra maestà non si preoccupi; siamo qui per guidarla."
Taizong tremava. Giunto alla sommità di una rupe, contemplò il panorama:
Forme aspre, tormentate e contorte,
Ripide più delle montagne di Shu,
Con strapiombi profondi più che a Lu.
Non montagne famose in questo mondo,
Ma tormenti del mondo tenebroso:
Mostri nei boschi di arbusti spinosi
E diavoli all'agguato in ogni anfratto.
Non vi è canto di uccelli. Solo volano
Nere forme spettrali avanti agli occhi.
Vento di morte spinge nera nebbia.
Nel buio i diavoli stridono e ansimano.
Mancan forme e colori nello spazio
Indefinito. Vi son picchi e grotte,
Alte cime ed i letti dei torrenti.
Ma non cresce erba, i picchi non si stagliano
Nel cielo blu, nessuno si arrampica
Sopra le cime, né ospitan le grotte
Nuvole azzurre, il letto dei torrenti
È privo d'acqua. Dovunque all'aperto
Formicolano spettri; nelle grotte
Stanno annidati diavoli selvaggi,
Nel letto dei torrenti si aggrovigliano
Le anime in pena come serpi viscide.
Teste di bue e musi di cavallo
Vanno vociferando, mentre gemono
E piangono i fantasmi affamati.
Il giudice trasmette brusco gli ordini,
Nella sua borsa il cacciatore d'anime
Moduli e carte getta indifferente.
Nebbia e tormenti!
Taizong, sperduto, si sentiva interamente nelle mani del giudice Cui. Camminando passavano davanti ai recinti di numerosi yamen; ne venivano urla stridule, mentre ripugnanti apparizioni facevano capolino dalle porte.
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