Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Difficile uscire, anche dopo mille anni. Là dentro si intristisce eternamente, senza speranza di remissione. Si è legati e incatenati, in balia di diavoli dai capelli rossi e dalle facce nere, armati di lunghe lance e corte spade. Teste di bue e musi di cavallo picchiano a sangue con le loro mazze di bronzo e verghe di ferro. Chiedere pietà non serve a nulla: qui non ascoltano né il cielo né la terra.
     "La coscienza non si può ingannare, e gli dèi non perdonano. Il bene e il male vengono sempre retribuiti: che avvenga prima o poi, è solo questione di tempo."
     Taizong si sentiva gelare di paura.
     Più avanti incrociarono una squadra di soldati fantasma con bandiera e gagliardetti. Si inginocchiarono e annunciarono: "Siamo le guardie dei ponti, venute ad accogliervi."

     Il giudice ordinò loro di rialzarsi e di ripartire. Continuando il cammino, fece attraversare a Taizong il Ponte d'Oro. Si vedeva a qualche distanza il Ponte d'Argento, su cui passava gente leale, pia, saggia e buona, animata da giustizia e rettitudine, inquadrata anch'essa da bandiere e gagliardetti.
     C'era anche un altro ponte avvolto in gelidi venti di tormenta, sotto il quale scorrevano mugghiando onde di sangue, mentre risonavano gridi disperati e singhiozzi.
     "Come si chiama quel ponte?" chiese Taizong.
     "È il Ponte Senza Appello. Cercate di ricordarvene, quando sarete di ritorno, e fatelo conoscere. Questo ponte

     Sopra le acque mugghianti
     Via stretta e perigliosa,
     Supera un fiume sinistro
     Su cui nessuno naviga.
     Ne giunge un soffio di morte,


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