Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     I miasmi ti dan la nausea.
     Piedi nudi, scarmigliati,
     Sulle tavole sconnesse
     Non circolan che dannati.
     Lunghezza di molti li,
     Altezza di cento piedi,
     Ma privo di corrimano.
     Se cadi, son pronti a coglierti
     I mostri più ripugnanti;
     Dai rami di quei cespugli
     Pendon brandelli di carne.
     Lungo le sponde si annidano
     Sanguinarie megere;
     Cani e serpenti si disputano
     Le membra dei disgraziati.
     Chi cade non ha salvezza.

     Lo testimoniano anche i versi:

     Pianti e lunghi singhiozzi
     Si elevano a mille tese
     Sopra i flutti di sangue.
     I démoni infernali
     Orribili montan la guardia
     Sopra il ponte dei morti.

     Taizong ascoltava e guardava, ammutolito dalla paura; si limitava a scuotere il capo e sospirare. Depresso e angosciato seguiva i suoi compagni. Attraversarono il sinistro corso del Senza Appello e l'amara regione del Lago di Sangue. Quando giunsero alla città di Malamorte, si sentì gridare intorno: "Arriva Li Shimin! Arriva Li Shimin!"

     Le grida terrorizzarono definitivamente Taizong. Una folla di demoni gli sbarrava la strada; chi non aveva gambe, chi era privo di testa.
     "Rendici la nostra vita!" urlavano, "rendici la nostra vita!"
     Preso dal panico, Taizong cercava inutilmente di sottrarsi e gridava con voce bianca: "Maestro Cui, aiuto! Salvatemi!"
     "Maestà" spiegava il giudice, "questi erano i vagabondi e i briganti dei trentasei distretti, gli accoliti di ogni specie di caporioni e capibanda, tutti votati alla mala morte senza nessuno che si occupasse di loro. Poiché non hanno risorse né viatico, sono fantasmi sbandati, abbandonati al freddo, alla fame e alla solitudine. Per salvarsi da loro, bisognerebbe distribuire un po' di denaro."


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