Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Il nostro ministro non sa quello che dice!" esclamò Xu Jingzong. "Dice l'adagio: non puoi raccogliere l'acqua versata, non può tornare chi è dipartito. A che pro queste affermazioni bizzarre, che possono turbare gli spiriti? È insensato."
     "Maestro Xu, sappiatelo: il vostro umile collega si è istruito sin da fanciullo nelle arti dell'immortalità. I miei calcoli sono chiari: sua maestà non è morta."
     Mentre si discuteva, si udì una voce ripetere gridando: "Mi affoga! Mi ha affogato!". Veniva dal feretro. Tutti furono presi dal panico: i mandarini civili e militari perdevano la testa, l'imperatrice e le altre spose imperiali tremavano come foglie. Ciascuno aveva

     Il volto scolorato come foglie di gelso
     Dopo l'autunno,
     Ed il corpo accasciato come ramo di salice

     Avanti primavera.
     Il principe non si reggeva in piedi,
     Gli cadeva il bastone dalle mani.
     Il capo dei servizi non sapeva
     Più in che mondo vivesse. Come fiori
     Da bufera distrutti eran le dame.
     Tremanti, a bocca aperta, i cortigiani.
     Come un ponte crollato era la sala,
     La gran pedana delle cerimonie
     Era come pagoda scoperchiata.

     Tutti volevano allontanarsi dalla bara, la sala finì per vuotarsi. Il nobile Xu Mougong, il coraggioso Qin Qiong e il temerario Hu Jingde si avanzarono verso il feretro gridando: "Vostra maestà ci faccia sapere che cosa lo opprime; ma per favore non terrorizzi i suoi parenti giocando ai fantasmi."
     "Non gioca ai fantasmi" tagliò corto il lucido Wei Zheng. "Semplicemente, è ritornato in vita. Ci occorrono delle leve per alzare il coperchio."


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