L'imperatore ordinò di avvicinargli la veste e l'esaminò con attenzione in ogni particolare: era senza dubbio un accurato e magnifico manufatto.
"Venerabile maestro della legge" disse, "non ve lo nasconderò. Negli ultimi tempi ho diffuso largamente la dottrina del bene e ho seminato senza risparmio i campi di benedizione. Molti monaci si sono riuniti nel Monastero delle Trasformazioni per recitare i sutra ed esporre la legge. C'è fra loro un uomo di grande merito che si chiama Xuanzang. Vorrei acquistare questi due preziosi oggetti per destinarli a lui. Qual'è l'ultimo prezzo?"
Guanyin e Moksa giunsero le mani e lodarono il Buddha. La risposta fu: "Il destinatario è effettivamente un uomo virtuoso, perciò l'umile monaco che sono vuole fargli un dono. Non voglio denaro."
E Guanyin volse la schiena per andarsene. L'imperatore chiese subito a Xiao Yu di fermarla, si inchinò profondamente e disse: "Voi chiedevate settemila tael, e quando ho dichiarato di voler comprare non chiedete più nulla. Non potrei certo abusare della mia posizione di sovrano per sottrarvi questi oggetti. Offriamo precisamente il prezzo che chiedevate: non potete rifiutare."
"Il vostro umile monaco deve adempiere un voto che ha fatto" replicò Guanyin. "A chi riverisce i tre gioielli, ama il bene e si rifugia nel nostro Buddha, io queste cose le devo donare: non posso accettare denaro. A maggior ragione dal momento che anche vostra maestà illustra la virtù, si attiene al bene, rispetta la nostra dottrina e per di più fa diffondere la grande legge da religiosi eminenti, pieni di virtù e di merito. Offrendo questi oggetti a vostra maestà adempio un dovere; dunque ve li lascio e vi saluto."
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