L'imperatore ordinò il ritorno a palazzo del corteo, in attesa del giorno fasto e dell'ora propizia alla consegna delle credenziali e alla partenza. La gente si disperse.
Xuanzang, da parte sua, si ritirò nel Monastero della Vasta Benedizione. Monaci e novizi vennero a vederlo e a chiedergli se era vero che aveva giurato di andare al Paradiso dell'Ovest.
"È vero" rispose Xuanzang.
"Maestro" si inquietava un discepolo, "ma ho sentito che la strada è lunga, e infestata da diavoli e fiere selvagge. La vostra vita sarà sempre in pericolo: potrebbe essere un viaggio senza ritorno."
"Ho giurato solennemente, possa sprofondare all'Inferno, di riportare le scritture autentiche. D'altronde i favori che devo al sovrano mi obbligano a votarmi senza riserve al mio paese. Certo, non so che cosa mi aspetterà e mi rendo conto che il viaggio è pericoloso. Cari condiscepoli, quando sarò partito da un po' di tempo (forse due o tre anni, forse sei o sette), tenete d'occhio i pini che fiancheggiano il portale del monastero: quando i rami si volgeranno a est, il mio ritorno sarà vicino. E se i rami non si volgeranno mai, non contate che torni."
I discepoli scolpirono queste parole nella memoria.
Nell'udienza del mattino successivo, Taizong incaricò i suoi collaboratori di redigere credenziali e passaporti per la ricerca dei sutra, che furono timbrati con il sigillo di libero passaggio. Il direttore dell'ufficio astrologico presentò questo rapporto: "La congiuntura astrale è propizia oggi stesso all'inizio di un viaggio in terre lontane."
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