In effetti, traditi dall'impazienza, si erano alzati troppo presto. In autunno avanzato i galli cantano prima del solito, piuttosto alla quarta veglia che alla quinta. I tre uomini e il cavallo camminavano sul terreno ghiacciato al chiaro di luna; dopo qualche li, riconobbero una catena montuosa. Si camminava fra gli sterpi, avanzare sul pendio era sempre più difficoltoso, tanto da far dubitare di aver perso la strada. Mentre si muovevano incerti e a fatica, il terreno mancò loro sotto i piedi: uomini e cavallo precipitarono in una fossa. Tripitaka era sconvolto, i suoi compagni battevano i denti dalla paura, quando si sentì una voce selvaggia come un ruggito urlare: "Portatemeli qua!"
Sull'orlo della fossa comparvero parecchi mostri che li tolsero dalla trappola. Basito di paura, il povero maestro della legge si azzardò a sbirciare per vedere che cosa accadeva: al posto d'onore troneggiava un orrendo re dei diavoli.
Un gigante da dar la pelle d'oca:
Ghigno feroce da farti svenire,
Occhi che fulminano, voce di tuono,
Denti come una sega e grandi zanne,
Radi mustacchi come fil di ferro
Ed artigli affilati come lame.
Semi vestito con lusso barbarico.
Anche a chi fosse assai più coraggioso
Di Tripitaka farebbe paura,
Questo gran capo dei monti del Sud.
In effetti Tripitaka credeva di morire e i suoi compagni si squagliavano come burro. Il re urlò l'ordine di legarli, che venne subito eseguito. La banda arrotava i denti e sembrava disporsi a usarli sulle carni dei malcapitati, quando qualcuno venne ad annunciare: "Arrivano il signore di Monte Orso e l'eremita Zebù."
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