Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "L'eremita è lo spirito malefico di un toro selvaggio, il signore della montagna quello di un orso e il generale Yin quello di una tigre. I loro seguaci sono spiriti della montagna, fantasmi degli alberi e strane bestie. Il motivo per cui non hanno mangiato te è che non potevano farlo, per la chiarezza originaria della tua natura fondamentale. Vieni con me: ti condurrò sulla strada giusta."
     Sommerso dalla gratitudine, Tripitaka caricò i fagotti e seguì il vecchio, tirando il cavallo per la briglia.
     Ritornati sulla strada, Tripitaka legò il cavallo a un arbusto e si girò per salutare il vecchio; ma questo, leggero come un alitar di brezza, inforcò una gru bianca con la testa rossa e scomparve in alto nel cielo. Scese ondeggiando un bigliettino, che recava la seguente quartina:


     Sono la candida Stella dell'Ovest
     Inviata dal Cielo per salvarti.
     Se sul cammino trovi degli ostacoli,
     Non volercene; noi ti aiuteremo.

     Tripitaka si volse al cielo e pregò: "Ti sian rese grazie, Venere, pianeta d'oro, per avermi cavato da questi pericoli."
     Riprese la briglia del cavallo e proseguì il suo faticoso cammino, solo nel paesaggio desolato.
     Sui monti non c'erano che

     Venti ghiacciati, alberi gocciolanti,
     Le acque impetuose dei torrenti,
     Inebrianti profumi di fiori
     Selvatici, massi pericolanti.
     Daini e caprioli si vedono a volte,
     Tribù di scimmie strillano sugli alberi,
     Cantano uccelli. Nessuna orma umana.
     Il viaggiatore inquieto intirizzisce
     E trema; il cavallo s'avanza a fatica.

     Persuaso di doverci lasciare la pelle, Tripitaka si arrampicò sulla ripida cima. In capo a mezza giornata di cammino non aveva incontrato anima viva, né visto intorno l'ombra di un villaggio. La fame lo tormentava, il suolo accidentato lo spossava. A questo punto, ecco due tigri che gli sbarrano il cammino ruggendo. Alle sue spalle si avvolgevano le spire di giganteschi serpenti, a destra brulicavano bestie velenose, a sinistra esseri malefici. Il monaco non aveva altra scelta che di abbandonarsi alla volontà del cielo; mentre il cavallo zoppicante ed esausto finiva per cadere in avanti, piegando le zampe anteriori, e si rovesciava sul fianco. Non ci fu verso di farlo alzare: tirarlo per le briglie o batterlo non serviva a nulla. Il povero maestro della legge si sentì perduto. Ma non c'è pericolo disperato, che non trovi il soccorso appropriato.


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