Rinfrancato da queste parole, Tripitaka lo seguì tirandosi dietro il cavallo.
Mentre camminavano sul fianco della montagna, il vento portò un ululato.
"Reverendo, sedetevi qui e non muovetevi. Questo rumore indica la presenza di una lince: aspettate che la catturi, ve la servirò a pranzo."
Tripitaka si sentiva il cuore in gola, figurarsi se si sarebbe mosso. Il cacciatore brandì il tridente e mosse a gran passi verso la fiera, una specie di tigre picchiettata che si acquattava nell'erba. Alla vista dell'uomo, fece dietro-front e scappò.
"Dove scappi, bestiaccia?" tuonò Boqin.
Inseguita, la fiera si rivoltò e gli balzò addosso sguainando gli artigli, ma il cacciatore le oppose il tridente brandito a due mani. Tripitaka era inchiodato dal terrore; da quando era uscito dal ventre di sua madre non aveva mai assistito a gesta simili. Il gran protettore e il felino sul pendio della montagna, la lotta fra l'uomo e la belva: che scontro!
Ira crescente e violento uragano.
L'ira accresce l'audacia al cacciatore,
Violenza senza freni è nella belva.
Se l'uno cerca il colpo decisivo,
L'altra sfodera artigli e mostra zanne.
Brillan le punte acute del tridente,
Nubi di sabbia solleva la coda.
L'un punta al cuore e l'altra al buon boccone.
Se vuoi salvarti, tientene lontano,
O ti aspetta una visita all'Inferno.
Senti come ruggisce questa belva,
E che voce di tuono il cacciatore!
Ruggiti da spaccare le montagne,
Grida da lacerar le nubi in cielo.
Gli occhi sembrano uscire dalle orbite,
Il duro sforzo fa scoppiar la milza.
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