Posò i bagagli, da dietro l'orecchio estrasse un ago che trasformò in una grossa sbarra di ferro, e la guardò sorridendo: "Quanti anni che non ti adopero, vecchio tesoro! Ma oggi mi devi procurare qualcosa da mettere addosso."
Eccolo che si fa avanti a grida: "E tu, bestiaccia, dove vai?"
La belva si accuccia nella polvere e non osa muoversi. Ma il randello le sfiora appena il cranio, che il suo cervello vola intorno in mille petali sanguinosi, e i denti schizzano via come sassolini di giada bianca. Il monaco fu tanto esterrefatto da cadere da cavallo.
"Santo cielo!" borbottava. "Il cacciatore Liu, l'altro giorno, venne a capo del felino picchiettato dopo ore di combattimento. Scimmiotto non ha nemmeno combattuto: ha menato un colpo, ed ecco la tigre cucinata. È il caso di dirlo: a forzuto, forzuto e mezzo!"
Il Novizio ritornò trascinando la bestia: "Maestro, sedetevi un momento, che levo il vestito a questa tigre e me lo metto io; poi riprenderemo la strada."
"Ma non ha vestiti."
"Non preoccupatevi, so io come fare."
Il bravo re scimmia si strappa un pelo, ci soffia sopra e lo trasforma in un coltello tagliente a orecchio di bue. Taglia la pelle a partire dal ventre e la strappa via tutta intera. Taglia le zampe, stacca la testa, riduce la pelliccia a un rettangolo e la soppesa: "È un po' larghetta, si può tagliare in due."
Riprende il coltello, la taglia a metà, arrotola e ripone una parte, si cinge l'altra intorno alla vita; sul bordo della strada taglia una liana e la annoda solidamente come cintura. Coperta in questo modo la parte inferiore del corpo, dice: "Per ora può andare, possiamo ripartire. Quando ne avremo l'occasione, mi farò prestare ago e filo, e cucirò questo perizoma."
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