"Molto bene: ora sembri davvero un novizio. Se la tunica non ti sembra troppo vecchia e consunta, la puoi tenere."
"Grazie del regalo" rispose Scimmiotto, facendo una riverenza.
Procurò fieno al cavallo e poi, quando ciascuno finì le proprie incombenze, maestro, discepolo e ospiti se ne andarono a dormire.
Il giorno dopo Scimmiotto si alzò di buon'ora e pregò il maestro di rimettersi in cammino. Mentre Tripitaka si vestiva, il Novizio rassettava la stanza e raccoglieva i bagagli. Il vecchio portò acqua calda per lavarsi il viso e una colazione di magro; partirono dopo averla consumata. Tripitaka cavalcava dietro il Novizio. Mangiando e bevendo secondo le necessità, riparandosi la sera e ripartendo all'alba, giunsero insensibilmente all'inizio dell'inverno. Erano
Ricoperte di brina rosse foglie cadute,
Ma sempre verdeggianti i cipressi ed i pini.
Sfiorite le corolle di ninfee e crisantemi.
Il ghiaccio copre il ponte sull'acqua gorgogliante.
Sotto pallide nubi che galleggiano in cielo,
Una brezza stizzosa ci tira per la manica:
Come sopporteremo il freddo della notte?
Maestro e discepolo viaggiavano da molto tempo quando, dal ciglio della strada, sbucarono urlando sei uomini armati di lunghe picche e spade corte, armi da taglio e robusti archi.
"Tu monaco, laggiù, dove credi di andare?" tuonavano. "Lascia il cavallo, molla i bagagli; e sbrigati, se ti vuoi portar via la pelle!"
Tripitaka, smarrito, cadde giù dal cavallo e non poteva articolar parola. Scimmiotto lo rialzò e gli disse: "Maestro, non preoccupatevi. Non c'è niente da temere. Questa brava gente ci porta viatico e vestiti per continuare il viaggio."
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