In effetti Scimmiotto balzò dal rifugio acquatico verso occidente. Strada facendo incrociò la pusa, che lo apostrofò: "Scimmiotto Consapevole del Vuoto! Come ti permetti di non dare ascolto al tuo maestro e di bighellonare da queste parti, invece di proteggerlo?"
Il Novizio, pieno di imbarazzo, spiegò: "Credetemi, vi sono grato delle vostre buone parole. In effetti è arrivato il monaco cinese e ha levato il sigillo; mi ha salvato la vita e io sono diventato suo discepolo. Però a un certo punto si è messo a rimproverarmi il mio carattere: questo è il motivo per cui l'ho piantato in asso un momentino. Ma come vedete sto ritornando da lui a tutta velocità."
"Sbrigati, prima di cambiare idea."
E ciascuno proseguì verso la sua meta.
Un momento dopo Scimmiotto vide Tripitaka seduto tristemente sul ciglio della strada, e si avvicinò: "Maestro, perché ve ne state seduto invece di continuare a camminare?"
"Dov'eri andato?" chiese il monaco levando la testa. "Mi hai lasciato qui solo ad aspettarti, senza che osassi muovere un passo di più."
"Sono andato a bere il tè da un mio amico, il re drago dell'oceano orientale."
"Discepolo! Un religioso non deve mai mentire. Sono due ore scarse che mi hai lasciato, e pretenderesti di aver bevuto il tè con il re drago?"
"Non vi posso nascondere, maestro" replicò Scimmiotto ridendo "che so fare una capriola nelle nuvole con cui supero in un balzo cento ottomila li. Perciò mi è bastato così poco tempo."
"Magari sono stato troppo duro con te, poco fa, quando ti sei indispettito e mi hai lasciato solo. Però tu, con i poteri che hai, puoi andartene a bere il tè quando ti pare; mentre io, che non mi posso muovere, resto qui a soffrire la fame. Ti dovresti sentire un po' in colpa, no?"
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