Finalmente Tripitaka, vedendolo in quello stato, si trattenne dal continuare, e il dolore cessò.
"Siete voi, maestro, che gettate un incantesimo sulla mia testa!"
"Ho recitato il sutra del cerchio che stringe; non è un incantesimo."
"Vediamo che cosa succede, quando recitate questo genere di sutra."
Tripitaka riprese a borbottare. Scimmiotto strillava disperatamente: "Fermo, fermo, basta! Fa male fin dal primo momento. Ma che roba è?"
"Li ascolterai adesso i miei insegnamenti?"
"Finalmente ho capito!"
"Ti comporterai ancora male?"
"Per carità, me ne guarderò davvero!"
Ma le intenzioni erano le più nere. All'improvviso ingrandì la sbarra e si provò ad assestarla sulla testa di Tripitaka, che fece appena in tempo a borbottare qualche parola. Bastò perché la scimmia lasciasse cadere il randello e gridasse pietosamente: "Maestro, fermatevi! L'ho imparata, la lezione!"
"Come puoi concepire l'idea di colpirmi?"
"Ma no, non avrei mai osato! Chi ve l'ha insegnato, questo trucco?"
"È stata una vecchia che ho incontrato poco fa."
"Non occorre dire altro, è tutto chiaro" gridò il Novizio, furioso. "Chi sarà mai quella vecchia strega, se non Guanyin? Ma perché ce l'ha tanto con me? Io vado nei mari del Sud e la riempio di botte."
"Se ha insegnato il trucco a me, lo conosce anche lei. Lo userà, e questa volta non ne uscirai vivo."
Scimmiotto dovette riconoscere che l'obiezione era fondata, e non sapeva più che pesci pigliare. Non gli restava che fare marcia indietro e chiedere clemenza in ginocchio: "È l'imbroglio che ha inventato per mettermi a posto e costringermi a seguirvi nell'Ovest. Io ci starò, al mio posto, ma non pensate di prendere quell'incantesimo per un proverbio da citare quando viene in mente. Vedrete che vi proteggerò senza ripensamenti e senza venirvi meno."
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