"E ora come faremo a ritrovarlo?"
"Non vi inquietate. Aspettate che dia un'occhiata in giro."
Scimmiotto fece un balzo in aria e puntò i suoi occhi di fuoco dalle pupille d'oro nelle quattro direzioni, facendosi solecchio con la mano; ma del cavallo non c'era traccia. Ritornò giù e annunciò: "Non lo si vede da nessuna parte. A quanto pare, quello stupido si è fatto divorare dal drago."
"Ma via, non è possibile che quella creatura abbia una gola così grande da inghiottire un cavallo bardato. Si sarà spaventato, avrà corso a briglia sciolta e sarà finito in qualche anfratto. Guarda meglio."
"Voi continuate a non rendervi conto delle mie capacità. Vedo a mille leghe, anche con poca luce; nel raggio di mille li non mi sfuggirebbe un'ala di libellula: e volete che non veda un cavallo?"
"Ma se l'ha mangiato, come farò a continuare il viaggio? Povero me! Come farò a superare queste migliaia di montagne, ad attraversare queste diecine di migliaia di corsi d'acqua?"
E si aggirava sperduto, con le mani sul viso, versando un torrente di lacrime. Scimmiotto era seccato e non si poté trattenere dall'alzare la voce: "Maestro, smettetela di fare lo scemo! Seduto! Seduto e basta! Il vecchio Scimmiotto andrà da quel marcantonio, gli farà sputare quel ronzino del diavolo, e tutto finirà lì."
"Ma dove lo cercherai?" gemeva Tripitaka, aggrappandosi a lui. "Magari si è messo in agguato per mangiare anche me. E allora come farai, quando avrai perduto cavallo e cavaliere?"
"Bestia incapace!" tuonò Scimmiotto, che aveva completamente perduto le staffe. "Buono a niente! Lui vuol posare le chiappe sul suo cavallino, ma non mi lascia nemmeno andare a cercarlo. Finché restate seduto a frignare davanti alle valigie, il vostro cavallo lo potete aspettare per il resto dei vostri giorni."
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